Antonio Bertè nato a Napoli il 6 agosto 1936 – scomparso il 17 luglio 2009,
giornalista pubblicista, laureato in lettere classiche.
Sin da bambino ha sempre sentito un amore per l’arte ed una "vocazione" per la pittura.
Dopo essersi affermato negli anni ‘60, dagli inizi degli anni ‘70, già amato dal pubblico e ben accetto alla critica,
comincia a diffondere la sua arte approfondendo e portando avanti un suo discorso originale, e la sua pittura diviene
sempre più descrizione ed interpretazione di alti momenti di letteratura, musica e teatro.
È autore di grandi cicli tematici dedicati a Federico García Lorca (1970 e 1990), Il ciclo dedicato ai “Superstiti” Alessandro Manzoni (1973),
Kafka (1974), Eduardo e Pirandello (1980), Umberto Giordano- Foggia- 1977, La Morte di Pietra (1981, ciclo dedicato al terremoto dell’Irpinia nel 1980),
La Sabbia del Tempo (1984, ciclo dedicato a Salvatore di Giacomo), dal 1970 al 2009 il ciclo eterno dedicato a Totò, sempre presente nei suoi dipinti,
con altre figure, la Magnani, Leopardi (2006/ 2009) Ecc.ecc. Raccolta Itinerari dell’anima dal 1970 al 2009. Arte Sacra, dal 1960 al 2009.
Ha esposto in tutta Italia, in Europa e nel mondo (Giappone, New York, Nuova Zelanda).
Tanti sono i riconoscimenti e i premi in vita e dopo.
Alla base della sua pittura vi è la disamina del disagio esistenziale dell’uomo. Protagonista l’omonimo "Omino" Kafkiano, o il cosiddetto ormai "Omino di Bertè”.
...“Ogni pennellata è una sorta di garanzia un recupero di classicità, con una continua innovazione futuristica ,di interpretazione dell'esistenza,
tutto proteso verso scoperte di panorami e paesaggi inventati, ma sempre riconducibili ad una realtà che noi soli con la nostra interiorità
possiamo leggere e garantire una concretezza persino tangibile, e in taluni casi la sua pittura appare mistica - barocca, ma proiettata
verso un'interpretazione fenomenologica del mondo, che riesce con grande eccezionalità a superare il figurativo pur rimanendo nell'ambito
rigoroso della leggibilità. Per concludere Bertè non è un uomo e un'artista facile. Le sue fervide contraddizione - il pessimismo, che si
risolve in strepitosi spaccati di luce - e i suoi dubbi sono anche quelli dei suoi contemporanei...
(Tratto dal uno dei commenti di Domenico Rea.)
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